martedì 9 ottobre 2018

Nicolò Vignatavan - La fortuna di essere nati italiani. Tesi: materialità e spiritualità delle statue del Risorgimento torinese

FILOSOFIA E STORIA: La fortuna di essere nati italiani


Tesi: materialità e spiritualità delle statue del Risorgimento torinese.





Nicolò Vignatavan.



Prefazione:


Se la Storia di una città, di una società e dello stato a cui essa ha dato origine si valuta in base alle opere culturali visibili camminando per le sue strade, piazze e parchi, allora, senza dubbio, si può dire che la storia di Torino e d'Italia ne è uno degli esempi più concreti.
Se, entrando ancor più nel dettaglio, il periodo storico cardine per la nascita e lo sviluppo del Regno d'Italia, di cui Torino è stata protagonista indiscussa, ovvero il Risorgimento, rivive in eterno la sua grandiosità attraverso numerose statue che rappresentano gli uomini di quell'epoca, allora la scultura assurge a ruolo di arte-guida nel proiettarci, nel presente, lo spirito e gli ideali di quei grandi patrioti.
Se, in più, l'Italia è considerata all'unanimità, per tutto il mondo, il Paese della cultura, dell'arte e della bellezza, e se il periodo storico prima citato e' stato la sua culla, non può che risultarci imprescindibile affrontare un viaggio alla scoperta della scultura torinese e dei grandi personaggi in essa rappresentati.



Testo:


La scultura, da sempre, è stata l'arte della corporeità, poichè è stata in grado di proiettare nel presente e nel futuro il corpo, la gestualità e la fisiognomica dei grandi personaggi del passato.
A differenza della pittura, la quale si focalizza maggiormente sul sentimento, sullo sguardo e sui processi psichici relativi ai personaggi rappresentati, la scultura offre un panorama più ampio e completo, poichè recupera le membra degli individui e ce ne dona una rappresentazione a tutto tondo, a 360°, tridimensionale. Essa fonde la materialità di cui è fatta con la spiritualità di cui è portatrice.



ALFIERE SARDO:


Questo concetto è ben espresso alla visione della prima scultura con cui vorrei iniziare il mio percorso, ovvero il monumento all'alfiere sardo in piazza Castello, dinnanzi alla facciata di palazzo Madama.
Opera dello sculture svizzero italiano Vincenzo Vela, fu eretta poco prima dell'unificazione d'Italia quasi a sancirla anticipatamente. Risulta, storicamente, come un omaggio che i milanesi fecero all'esercito piemontese, in attesa e con la speranza di una sconfitta delle truppe austriache.
L'alfiere sardo viene rappresentato con la sciabola sguainata, pronto, in prima linea, per un ipotetico combattimento contro gli austriaci.
La posa è maestosa, la schiena eretta, il petto in fuori, lo sguardo esprime seriosità e sicurezza. Negli occhi si denotano la fierezza e il senso di protezione della patria e della famiglia tipico della cultura e della popolazione sarda. Sappiamo come il grado di alfiere indichi un militare sottoufficiale, sebbene di rango elevato: dunque, si può ipotizzare come egli sia esempio di un soldato-combattente sul campo di battaglia, portatore di stendardo e non di uno stratega, dirigente le milizie dalle retrovie.



VINCENZO GIOBERTI:


Spostandoci a piedi, molto velocemente raggiungiamo piazza Carignano, nella quale, dinnanzi all'omonimo teatro, troviamo una scultura che, indiscutibilmente, ci colpisce per maestosità ed eleganza: è la statua di Vincenzo Gioberti.
Il Gioberti, filosofo, teologo, presbitero e patriota torinese ed italiano, fu il primo presidente della camera dei deputati.
La statua, opera dello scultore Albertoni Giuseppe Varallo, rappresenta il sommo filosofo sabaudo con un libro, probabilmente un suo testo, in mano, con un lungo mantello, un gamba tesa e l'altra allungata e rilassata. I capelli sono relativamente lunghi, il naso aquilino, il mento prominente, lo sguardo diretto verso il basso, la posa nobile.
In lui si coglie la grande spiritualità di cui ha dato prova nella sua esistenza ed una grande armoniosità nelle membra.
Sebbene l'opera sia in marmo di Carrara, a causa di una determinata quantità di ferro presente nella fabbricazione della statua, essa parzialmente è stata soggetta ad ossidazione, dunque a parziale degrado, quindi attualmente non risulta conservata perfettamente.



MASSIMO D'AZEGLIO:


Se Vincenzo Gioberti è stato esempio di cultura filosofica e teologica, si può dire la stessa cosa, in termini però diversi, di un altro grande uomo del Risorgimento torinese: Massimo D'Azeglio.
Egli, a differenza del primo, fu si un patriota e uomo di cultura, poichè pittore, ma, allo stesso tempo, si impegnò anche militarmente per la causa italiana.
Percorrendo le stradine che si intersecano all'interno del parco del Valentino, ecco che ci imbattiamo in una sua rappresentazione sculturea.
L'opera, di Alfonso Balzico, rappresenta il D'Azeglio a braccia conserte e sul basamento sono presenti una spada, una tavolozza ed un libro in mano, le sue tre grandi passioni.
La figura risulta dinoccolata, smilza. Il corpo è magro, gracile. La posa meno fiera di quella del Gioberti, ma meritevole di interesse poichè nello sguardo del patriota si racchiude l'intensità, il sentimento, il romanticismo degno del suo nome.
Il D'Azeglio, così come il Gioberti, da' il suo nome ad uno dei più famosi licei di Torino, nonchè uno dei più antichi.
Narra la leggenda che alcuni studenti del liceo Massimo D'Azeglio, dopo le lezioni, erano soliti sedersi a chiaccherare su una panchina di Corso Re Umberto e che, un pomeriggio, colti dalla noia, decisero di giocare a calcio, come passatempo, in maniera molto informale. Quei ragazzi, poco tempo dopo, fondarono la Juventus, oggi la squadra calcistica più titolata d'Italia.



CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR:


Liberale, anticlericale, primo presidente del Consiglio dei ministri fino alla sua morte, ha occupato un ruolo chiave in qualità di statista e di politica estera negli albori del neoformato regno d'Italia.
La statua che lo rappresenta, opera dello scultore Duprè, si trova nella cosiddetta Piazza Carlina a Torino ed è associata a bassorilievi che narrano da un lato il congresso di Parigi e dall'altro il ritorno delle truppe sarde dalla guerra di Crimea. La figura è arrotondata, l'aria sembra impacciata, ma avvolta da un alone di magia e mistero.



CESARE BALBO:


Cesare Balbo fu cugino di Massimo D'Azeglio. Scrittore, politico e patriota torinese, si dedicò alle stesura di trattati sulla speranza d'indipendenza italiana e sostenne la necessità di unire la Liguria alla Lombardia. Stimato da Carlo Alberto, federalista, promose una confederazione di principi. Fondò il quotidiano "Il Risorgimento". La statua in suo onore si trova nel giardino denominato "Aiuola Balbo", in via Accademia Albertina, ed e' di Vincenzo Vela. Viene raffigurato seduto, con un lungo mantello e con in mano gli occhiali. A Chieri, città in cui sono anche presenti le sue spoglie, gli si e' intitolato un liceo.



CARLO CATTANEO:


Ho deciso di concludere il mio racconto con l'illustrazione di un'opera che non si trova in Torino o provincia, bensì nel centro di Milano: ho deciso di fare questo strappo alla regola poichè, in fondo, il Risorgimento milanese è collegato a quello torinese, sia per comunanza di finalità, sia perchè Milano, da sempre, metaforicamente, è cugina di Torino ed è, per certi versi, a lei complementare. Se, infatti, oggi, la società torinese conta per la sua produttività e la sua sostanza, ma in certi casi non sa darsi, quella milanese e' dedita al darsi, al marketing di se stessa ed ha una spiccata capacità economica, ma per certi aspetti pecca in produttività e capacità tecnica. Ma queste città, tanto diverse e, paradossalmente, tanto vicine, (la loro distanza e' di circa 170 km), in realtà, proprio nel Risorgimento, trovano la loro comunione di intenti.
Carlo Cattaneo fu un grande patriota, oppositore austriaco nelle 5 giornate di Milano, espressione di una libertà quasi catonica. Liberista, federalista, repubblicano, inizialmente insegnante di grammatica, guidò il governo di guerra milanese contro le truppe austriache. Si oppose con fervenza all'armistizio ed all'entrata nel conflitto delle legioni piemontesi e sabaude sostenendo la forza delle proprie milizie milanesi, portatrici di democraticità. A Torino venne comunque tenuto in grande considerazione e per questo gli si intitolò il nome di un liceo tutt'oggi presente. La statua che lo impersonifica, in bronzo( principalmente rame Cu e stagno Sn), è, tuttavia, soggetta a degrado, per fenomeni di corrosione ed ossidazione. Si notano gli attacchi degradanti degli ossidi di ferro sulla vernice. La postura risulta a tre quarti, il petto all'infuori, le spalle alte, il portamento regale, lo sguardo sobrio, sicuro e gli occhi penetranti. Nella mano destra e' presente un libro, probabilmente un testo del Cattaneo.






Epilogo:


il ponte del Diavolo di Lanzo Canavese, i suoi monumenti e la sua storia, dal Medioevo fino al Risorgimento


(narrazione con intervento di Dome Explorer 2.0)







Conclusione:


Se questi grandi uomini del Risorgimento italiano non fossero esistiti, se il loro cuore, il loro coraggio e la loro mente non fossero stati messi in atto nella giusta modalità e nel momento più congeniale, ora il territorio in cui noi viviamo, che rifuggiamo a volte, ma che sempre ammiriamo, non sarebbe l'Italia.
Se la loro capacità militare, la loro cultura umanistica e il loro sapere politico non fossero stati presenti, oggi vivremmo, probabilmente, in un territorio diviso, in un'Italia che non sarebbe come adesso, sebbene tutte le sue contraddizioni, esempio di sintesi tra poli opposti, di umanità, di ricchezza spirituale e di bellezza.

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